Chiesa Montanaso
Ultima modifica 2 febbraio 2023
LE PREMESSE
Siamo agli inizi del XX secolo. Montanaso è un piccolo paese costituito da un grande palazzo, da un vasto cascinale e poche altre case di contadini. Al centro paese, si affaccia sull’unica via interna la chiesa parrocchiale (già esistente da diversi secoli e fin dall’origine dedicata a San Giorgio) con l’unita abitazione del parroco.
Da qui lasciamo la trama degli avvenimenti al testo scritto da Giuseppe Pettinari nel 1985 (Montanaso Lombardo quasi una storia) con le opportune integrazioni.
Nel 1902 siccome (come riportano le cronache dell’epoca) “la Casa Parrocchiale di Montanaso era vera¬mente una stamberga; tutti i Parroci ebbero a lamentarsi…” fu siste¬mata ed ampliata a spese del Municipio in occasione dell’insediamento del nuovo Parroco Don Pietro De-Osti.
Nel 1903 vi furono grandi festeggiamenti in occasione del XVI Centenario del Martirio di San Giorgio e fu pure previsto, per lo stes-so anno, di “allungare la chiesa ed erigere un nuovo campanile es-sendosi già fatte le pratiche presso le autorità competenti”.
All’ingente spesa si era impegnato concorrere anche Don Carlo De-Osti Rettore dell’Incoronata, fratello o comunque parente del Parroco.
Dopo aver abbattuto il vecchio campanile era intenzione che la colonna che sostiene, all’interno della chiesa, le due pareti della tor¬re, e sormontata da una Croce, fosse posta sul piazzale.
Ma, come succede spesso, qualche intralcio sconvolse i program¬mi: il campanile fu abbattuto solo verso il 1950 e la colonna rimase al suo posto, dove si trova ancora oggi e la chiesa non fu allungata. Il 20 marzo 1903 veniva ricollaudato il vecchio organo, opera del ce¬lebre Riccardi di Pavia, datato 1836. Il collaudo fu necessario in se¬guito alla rimessa a nuovo dello strumento da parte del maestro Comotti di Lodi: la spesa fu totalmente sostenuta dalla nobile famiglia Bagatti Valsecchi di Milano, proprietaria del fondo della Mazzucca.
L’intenzione di ampliare la vecchia chiesetta fu abbandonata: pro¬babilmente si pensava già all’erezione di una nuova chiesa, tant’è che il 7 maggio 1905 Giovanni Battista Rota (1888-1913) concedeva al¬l’Altare Maggiore, consacrato in onore di S. Giorgio Martire e SS. Re¬liquie dei SS. Martiri Felicissimo e Speranza e S. Bassiano, nell’an-niversario della sua consacrazione, nelle consuete previste formule, l’Indulgenza.
Ora, se era nelle intenzioni del Vescovo il propendere per l’ere-zione di una nuova chiesa, non avrebbe di certo concesso un’indul-genza che, al di là dei valori spirituali che poteva significare, intenzionalmente riaffermava la situazione esistente, senza modifica alcuna.
LA NUOVA PARROCCHIALE
L’ampliamento e le migliorie della vecchia chiesa non furono at¬tuate perchè non era assolutamente il caso farle, ma bisognava pen¬sare ad una “nuova Chiesa”. L’onere naturalmente non era dei più semplici, trattandosi di un evento eccezionale per Montanaso, ci vo¬leva un parroco altrettanto eccezionale per attuarlo. Ed il caso — così viene chiamata la Provvidenza in queste situazioni — volle che nel 1917 venisse nominato parroco del paese Don Gioele Losio.
Delicato di costituzione ma forte in volontà e capacità, si dovrà proprio a lui se domenica 12 luglio 1925 il Vescovo di Lodi Mons. Lodovico Antomelli potrà consacrare il nuovo edificio dando così una più degna e consona chiesa alla gente di Montanaso. Don Gioele era un prete di valore, forte e tenace d’animo anche se esile di aspetto. Era tanto timido e mingherlino che da chierico del Seminario di Lodi, letteralmente terrorizzato dall’austera figura del proprio insegnante d’i¬taliano fu, dal Vescovo Mons. Rota mandato a continuare gli studi pres¬so il Seminario di Bergamo. Qui ebbe come prefetto di camerata nientemeno che Don Angelo Roncalli, il futuro Papa Giovanni XXIII, che di Don Gioele conservò un ottimo ricordo, come ebbe a scriver¬gli quando era già Pontefice. E che Don Gioele fosse si modesto ma forte e tenace d’animo, lo dimostrò con la ferma e decisa volontà di erigere la nuova parrocchiale. Tanto ci pensò che alla fine risolse di costruirne un modellino in legno, che presentò alla Commissione Dio¬cesana e che fu approvato.
L’idea di abbattere la vecchia chiesa ed erigere la nuova sull’area della stessa fu subito abbandonata e Don Gioele si pose così alla ricerca di una zona idonea. Fu dapprima interessato ad un’area ma il proprietario non accondiscese e Don Gioele si dovette rivolgere al¬trove, e concluse con l’acquistare sei pertiche “di quella costa che si separa dalla salita all’ingresso del paesello con un fondo vallone”. Date le scarse capacità economiche era impensabile affidare l’esecu¬zione della chiesa ad un’impresa, il parroco risolse così di risparmia¬re quanto più fosse possibile. Allo scopo acquistò “una macchina per i prismi ed altro materiale per ponteggio, che poi ad ogni primavera, riforniva con altro legname di piante abbattute”.
Primo gravoso impegno fu la colmatura del “vallone” per con-giungere la strada al piazzale su cui doveva sorgere la nuova chiesa. Nel frattempo nel piccolo cortile della vecchia canonica ragazzi e don¬ne del paese aiutavano Don Gioele e la buona sorella Erminia a pre¬parare i grossi mattoni in cemento che sarebbero serviti poi per la costruzione: fra le loro mani passarono proprio tutti, uno per uno.
La sabbia veniva estratta dall’Adda dagli uomini del paese che vi dedicavano il loro già poco tempo libero, e veniva trasportata sul luogo con i carri messi a disposizione dagli agricoltori. Così il 30 marzo 1924 fu posta la prima pietra di quella che sarà la nuova chiesa.
I lavori, sotto la direzione dell’lng. Gaetano Noli Dattarino, furono ultima¬ti in soli 15 mesi.
“E un miracolo di fede, di costanza e di sacrificio questa nuova chiesa, stile gotico a tre navate, bellamente già decorata a colori poli-cromi dai fratelli Minestra.
Fiancheggiata dalla nuova casa e dall’incipiente campanile, goti¬ci, s’aderge come un trionfo d’arte, a bere tutta la luce attraverso alle lunghe bifore dei colorati finestroni e sul vasto piazzale cintato, dal¬l’alto della costiera, domina tutto, case e campi d’intorno”.
Così veniva quasi poeticamente descritta la nuova chiesa in un resoconto della giornata in cui fu consacrata, il 12 luglio 1925.
II Vescovo Mons. Antomelli giunse di primo mattino a Montanaso, accolto dalla popolazione con le bandiere delle diverse associa¬zioni ed accompagnati dalla banda musicale. Quindi in processione, fino alla vecchia chiesetta dove il Presule vi celebrò, per l’ultima vol¬ta, la S. Messa.
Alle ore tredici ebbe inizio il rito di consacrazione della nuova Chiesa, al termine del quale ebbe parole di elogio per tutti ed in mo¬do particolare per il Parroco Don Gioele.
A sera inoltrata furono solennemente trasferite le statue dei Santi dalla vecchia Chiesa alla nuova, attraverso le vie del paese illumina¬to a festa e sempre con la presenza della banda musicale. La cerimo¬nia si concluse con le parole dell’allora Parroco di Dovera, che aveva tenuto il triduo di preparazione.
La giornata del lunedì, come sempre per le grandi feste, fu dedi¬cata al suffragio dei morti del paese.
Così fra le mura della vecchia chiesetta, che per secoli fu testi-mone di gioie e dolori dei Montanasini, calò un silenzio immeritato e del tutto degradante per il ruolo che aveva fino allora ricoperto: ma torneranno, se non proprio giorni di gloria, sicuramente di ritrovata dignità.
Nel 1930, dopo soli cinque anni dalla consacrazione della “sua” Chiesa di Montanaso, Don Gioele deve lasciare il paese. Si trasferirà a S. Bernardo di Lodi dove, oltre all’incarico di parroco, l’attendono impegni morali e materiali non indifferenti, che consolideranno ulte-riormente la già forte sua tempra. Ancora una volta si rivelerà all’al-tezza di ogni situazione e saprà degnamente soddisfare ogni necessità e richiesta, siano cose di carattere personale o comunitario.
Successore di Don Gioele Losio, fu, dal Vescovo Mons. Pietro Calchi Novati, nominato don Emilio Savi che fece il suo ingresso a Montanaso il 30 agosto 1931.
Il nuovo parroco si sobbarcò i residui dei debiti fatti per l’erezione della nuova Chiesa, che gli stessi parrocchiani aiutarono ad estingue¬re con l’incasso dell’allestimento delle frequenti “recite” che veniva¬no presentate in parrocchia.
Lo stato d’anime al 6 aprile 1934 era di 540; il 22 aprile successi¬vo, in occasione della visita pastorale il Vescovo Mons. Pietro Calchi Novati ringrazia tutti coloro che hanno “concorso per estinguere il debito della Chiesa”. Si trattava di una giornata con un tempo parti¬colarmente inclemente, tanto che non fu possibile fare la processio¬ne con la statua di S. Giuseppe, com’era in programma.
La funzione religiosa fu così contenuta nelle quattro mura della chiesa. Il Vescovo aveva appena ammirato “il nuovo portone” pre-parato per l’occasione, e si era quindi recato in coro quando, forse per eccesso del gran vento che accompagnava il maltempo, il porto¬ne cadde pesantemente verso l’interno. Proprio in quel mentre un uomo che stava uscendo fu letteralmente sbattuto a terra, la porta andò a cadere rumorosamente sullo schienale delle panche più vicine.
Furono prestati i primi soccorsi al malcapitato che fu, con la stes¬sa vettura del Vescovo, accompagnato all’ospedale di Lodi, dove for-tunatamente non gli fu riconosciuto niente di grave.
Annotazione in rosso da parte del Parroco nel Chronicon della Parrocchia al 1 ° maggio 1937: “Un respiro di consolazióne per tutti i fedeli l’aver pagato tutti i debiti!” Il giorno dell’Epifania “il Parroco si recò dal Vescovo a portare la consolante notizia del debito scom-parso”, il Presule chiese un pro-memoria sul comportamento dei par¬rocchiani in merito all’erezione della nuova chiesa ed alla partecipazione nell’estinguere i debiti contratti per la stessa. È di certo in base a questi meriti che con decreto del Vescovo Mons. Pietro Cal-chi Novati, datato 2 febbraio 1937, Don Emilio Savi e tutti i parroci che a lui succederanno in Montanaso, potranno beneficiare del titolo di “Prevosto.
Il 21 aprile in occasione della sagra del paese, che per quell’anno, il 1937, accomunava la festa di San Giorgio ed il Patrocinio di San Giuseppe, per la prima volta il parroco indosserà la mozzetta violacea ed il rocchetto e ciò, non va dimenticato, Io si deve in gran parte ai grandi meriti di Don Gioele Losio, ideatore e principale realizzatore della nuova Chiesa.
In realtà si trattò di estinguere i debiti fino ad allora sostenuti e, una volta pagati, Don Emilio proseguì nel completamento della chiesa stessa. Il 18 agosto di quel 1937 iniziano i lavori per il completamento della facciata, per sistemare la piazza antistante la chiesa e per allungare la sacrestia.
Il tutto era già ultimato nel successivo mese di ottobre.
A Don Emilio Savi, che lasciava Montanaso per San Zenone al Lambro succedeva quindi Don Giuseppe Arfani che fece il suo ingresso in parrocchia il 19 giugno 1939.
Del 1944 è la statua del Sacro Cuore.
Nel 1955 Don Giuseppe Arfani veniva nominato parroco di ViIlavesco e Vicario Foraneo; a sostituirlo, come parroco di Montanaso, fu nominato Don Cesare Boffelli.
Nel 1968 fu posato un nuovo altare in marmo col presbiterio ed un nuovo lampadario.
A Don Boffelli successe nel 1976 Don Luigi Pasetti e, nel 1977, Don Virginio Andena. Fra le molteplici migliorie apportate alla chiesa in questi ultimi anni, l’opera di maggior spicco è sicuramente il restauro della facciata fatto nel 1982 dal noto artista lodigiano Felice Vanelli.
A completamento delle notizie aggiungiamo ora qualche nota più recente.
Don Virginio Andena fu trasferito nel 1988 e suo successore fu nominato Don Virginio Moro, che fece restaurare l’antico organo con il suo riposizionamento sopra il portone d’ingresso in chiesa.
Gli subentrò poi Don Francesco Bossi nel 1999, che resse la Parrocchia fino al 2008, anno di nomina del nostro Don Stefano.
Dal 2019 il parroco è Don Simone.